Leggo frequentemente di lamentele da parte di persone che, dopo avere accettato richieste di amicizia/collegamento sui social come Facebook e LinkedIn, ricevono messaggi poco graditi.
Questa sezione del blog che ho chiamato gentiletica, tratta anche il tema delle comunicazioni digitali gentili.
In questo post cercherò di darti qualche suggerimento, affinché sia possibile fare una buona impressione o, perlomeno, non iniziare dando di te una cattiva impressione.
Conosci la teoria dei sei gradi di separazione?
Fu formulata nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy e poi seguita da vari tentativi di darle dimostrazioni matematiche e scientifiche. La teoria dei sei gradi separazione sostiene che ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona al mondo attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari.
Recentemente alcuni studi hanno dimostrato che gli utenti di Facebook sono separati da un numero inferiore di gradi, 3,74 circa.
In effetti i tempi sono molto cambiati rispetto al 1929 e i collegamenti sono facilitati nei mezzi e resi molto più rapidi nei tempi.
Ma questa velocità è anche la causa di pessime prime impressioni. Impressioni che poi è difficile cancellare e che innalzano gradi di separazione ben più elevati di quelli detti.
Passo ora ai consigli, precisando che sono riferiti in particolare ai contatti di tipo professionale, su LinkedIn, per esempio, ma alcuni possono essere utili anche più in generale.
. Non dimenticare che dall’altra parte c’è una Persona
Questa frase sembra scontata, ma credo sia necessario riflettere più spesso sul fatto che il messaggio verrà ricevuto da una Persona che sta lavorando e che, come te, ha i suoi problemi, difficoltà, esigenze e necessità.
. Ricorda di ringraziare
Non dare per scontato o peggio dovuto il tempo che gli altri ti dedicano. A fronte di una risposta positiva a una tua richiesta, è d’obbligo ringraziare.
. Non eccedere con le parole.
Di questo ne ho parlato nel post Le comunicazioni digitali tra tirchi ed esondanti.
Nel primo messaggio è quanto mai opportuno non eccedere per rispettare il tempo dell’altro.
. Nessun titolo, nessuna esibizione, nessuna autoreferenza.
Credo che nel primo messaggio non sia opportuno enunciare nulla sui tuoi titoli di studio o professionali, né sulle tue abilità e men che meno sulle tue qualità o doti. Normalmente risultano dal profilo e chi lo desidera può approfondire. Quindi, in questo caso, less is more.
. È bene citare il nome della persona
Dale Carnegie ha detto “Ricordatevi che per una persona il suo nome è il suono più importante e più dolce in qualsivoglia lingua”, ma direi che anche vedere il nostro nome scritto ci fa un discreto piacere e ci ben dispone alla lettura.
. Possibilmente non inserire nel messaggio aggettivi possessivi
“Grazie per essere entrata a far parte dei MIEI contatti”.
Trovo che gli aggettivi possessivi, soprattutto alla prima persona singolare, non siano adatti a una relazione che, a prescindere dalle competenze ed esperienze, dovrebbe poggiare su basi paritarie.
. Possibilmente non usare parole “tecnologiche”
“Grazie per avere agganciato le nostre reti”
“Grazie per essere entrata a far parte dei collegamenti”
“Sono lieto di averti tra i miei contatti”
Credo che termini come “rete”, “contatto”, “collegamento” e simili, siano poco adatti a fare sentire l’altro una Persona e conseguentemente ad instaurare una relazione che, seppur parta da strumenti digitali, è tra Persone e non tra aggeggi elettrici o attrezzi informatici.
. Evitare nel primo messaggio di fare proposte di collaborazione o di chiedere Like a Pagine Facebook (ne ho parlato anche in questo post Sul perché non bisogna chiedere like alla Pagina Facebook)
Sono terribili quei messaggi automatici o quasi, che ci arrivano un secondo dopo avere accettato una richiesta.
Denotano carenza se non totale assenza di attenzione nei confronti della nostra professione e dei nostri interessi in generale.
E sono la principale causa di molte prime cattive impressioni.
Quindi mi chiederai ora:
Come va fatto il primo messaggio, visto che non va bene niente?
Un ottimo primo messaggio potrebbe essere così:
Grazie Mirna. Benvenuta.
Semplice, breve, ringrazia, contiene il nome e accoglie. Direi che è il massimo.
Del resto come ti accoglie Facebook, ci hai mai fatto caso?
“Ti diamo il benvenuto su Facebook… “
Infine un’ultima considerazione che capovolge i ruoli.
Quando ricevi un messaggio iniziale che ti infastidisce per i contenuti poco rispettosi, o invadenti, cerca di metterti per un istante nei panni di chi te lo ha scritto.
Forse ha ricevuto disposizioni di fare così, o non ha avuto gli strumenti e le possibilità di riflettere e di capire meglio.
Cerca di non reagire con disprezzo. Ho letto commenti che definiscono “persone inutili” quelle che fanno perdere tempo agli altri. Nessuno è inutile e nessuno ha il diritto di definire così nessuna Persona.
Ognuno di noi credo abbia disturbato, anche solo involontariamente gli altri, nel suo percorso lavorativo.
Rispondere con cortesia, con poche parole, evitando l’astio che non è rieducativo per nessuno, potrebbe essere illuminante.
E ricorda che la Gentilezza, quella Doppia Attenzione della quale parlo in questo post Impresa Gentilezza è tanto tanto contagiosa e benefica per tutti.
Mi farebbe piacere leggere i tuoi commenti.
Buona #gentiletica,
Mirna
Cara Mirna,ho già avuto a che fare con te scambiandoci dei commenti alcuni giorni fa,ritrovarsi a leggere le tue parole,passami il termine,”è un piacere d’altri tempi”,non proprio esattamente,è un piacere “d’altro spazio temporale”,è come trovarsi sospesi in una dimensione sognata e ahimè perduta,che gran piacere.
Se si cercasse di coltivare una certa “formalità” nei colloqui fra persone,molto probabilmente il regalo più bello che ci faremmo tutti,sarebbe quello di darsi del tempo per pensare e riflettere,cercare di capire l’altro e mettere al bando l’aggressività,che seppur utile in fase conclusiva di certi contesti,è spesso ciò che indispone l’altro a continuare ad avere un qualsiasi tipo di rapporto.
Grazie Stefano, le tue belle parole mi fanno veramente tanto piacere.
Mi colpisce molto la pacatezza con la quale riesci a moderare le parole. E’ davvero inusuale, ma soprattutto la frase……….cerca di metterti per un istante nei panni di chi te lo ha scritto…….sembra di non umana appartenenza.
Complimenti
Ciao Stefano, ti ringrazio. Essere in grado e scegliere di mettersi nei panni dell’altro penso sia la base della Gentilezza. Intesa come quella “doppia attenzione” descritta da Martha Nussbaum; immaginare di essere al posto dell’altro, conservando la consapevolezza di non esserci. Quel raddoppio di interesse che ci porta ad autolimitarci e a riconoscere l’Altro. Ed ecco, quindi, che ci si avvicina veramente, si entra in relazione, in modo paritario.