Sarò in grado di restituire i finanziamenti?

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Per gli imprenditori è di vitale importanza sapere se saranno in grado di restituire i finanziamenti.

A tale domanda bisogna essere in grado di rispondere sempre e, a maggiore ragione, prima di chiedere un nuovo finanziamento.

Ma quali tipi di calcoli bisogna fare per trovare la risposta?

In questo articolo cercherò di fornirti una soluzione semplice e il più adeguata possibile alle esigenze dei piccoli imprenditori.

Quali calcoli deve fare il piccolo imprenditore per capire se potrà restituire i finanziamenti?

1. Costituiscono indicatori di crisi gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario, rapportati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore, tenuto conto della data di costituzione e di inizio dell’attività, rilevabili attraverso appositi indici che diano evidenza della sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi e delle prospettive di continuità aziendale per l’esercizio in corso o, quando la durata residua dell’esercizio al momento della valutazione è inferiore a sei mesi, per i sei mesi successivi. A questi fini, sono indici significativi quelli che misurano la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi. Costituiscono altresì indicatori di crisi ritardi nei pagamenti reiterati e significativi, anche sulla base di quanto previsto nell’articolo 24.

. Costituiscono indicatori di crisi gli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario
Per aiutarti a comprendere cosa si intende per equilibrio finanziario ti consiglio di leggere questo mio articolo L’equilibro finanziario della tua impresa, tieni inoltre presente che gli squilibri finanziari possono essere agevolmente rilevati attraverso l’analisi di bilancio per la piccola impresa.

. Sostenibilità dei debiti per almeno i sei mesi successivi
Un altro elemento molto importante che ci viene indicato dall’articolo 13 è il requisito temporale: 6 mesi. È necessario valutare, almeno, la capacità di far fronte ai propri debiti per i sei mesi successivi.

. Sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare
Infine ecco che si parla del flusso di cassa che l’impresa deve generare.
Il flusso di cassa, più conosciuto come cash flow, rappresenta la variazione della liquidità per effetto della gestione in riferimento a un determinato periodo di tempo, in pratica è la differenza tra le entrate e le uscite del periodo preso in esame.

Quindi, i tre elementi fondamentali sono: equilibrio finanziario, sei mesi in avanti, flusso di cassa.

Esiste un indice in grado di valutare la sostenibilità dell’indebitamento?

Il DSCR risponde alla domanda “Sarò in grado di restituire i finanziamenti?”

Il DSCR (Debt Service Coverage Ratio) è l’indice che mette in evidenza la capacità dell’impresa di proseguire nella sua attività.

L’indice analizza in modo dinamico e prospettico la capacità dell’impresa di rimborsare i propri debiti.

Valuta, quindi, la cosiddetta sostenibilità dell’indebitamento e la continuità aziendale.

Come si calcola il DSCR

Come ho anticipato sopra scelgo il metodo tra quelli suggeriti dal CNDEC che ritengo più adatto per i piccoli imprenditori.

Per prima cosa è necessario calcolare il flusso di cassa, facendo la differenza tra le entrate e le uscite dei successivi sei mesi. Nelle entrate bisogna comprendere tutto, mentre nelle uscite tutto ad eccezione dei rimborsi dei debiti (quota capitale + quota interessi). Il calcolo è il seguente: cassa iniziale + entrate di cassa prossimi 6 mesi – uscite di cassa prossimi 6 mesi non riguardanti rimborsi di finanziamenti.

Poi è necessario fare la somma dei rimborsi dei debiti dei successivi sei mesi (quota capitale + quota interessi).

Infine è necessario fare una divisione

DSCR = FLUSSO DI CASSA/ONERI FINANZIARI E QUOTE CAPITALE IN SCADENZA

Se il risultato è inferiore a 1: significa che il flusso di cassa che verrà generato nei prossimi 6 mesi non sarà in grado di fronteggiare i finanziamenti da restituire.

Se il risultato è 1: significa che il flusso di cassa che verrà generato nei prossimi 6 mesi sarà appena in grado di fronteggiare i finanziamenti da restituire.

Se il risultato è maggiore di 1: è considerato buono 1,20 – 1,30 significa che con il flusso di cassa che verrà generato si riuscirà agevolmente a rimborsare i finanziamenti.

Per una piccola impresa il dato più difficile da ricavare per potere calcolare il DSCR è il flusso di cassa in quanto presuppone di avere impostato lo scadenzario almeno come suggerisco in questo articolo Lo scadenzario dei debiti e dei crediti  e anche un monitoraggio costante della propria attività che richiede tempo e costanza.

Del resto se non è l’imprenditore a fare questi calcoli, li fa comunque la banca, con altre finalità, ovviamente.

La banca calcola il DSCR

Infatti nel valutare la qualità degli attivi delle banche, l’Autorità Bancaria Europea fa ricorso al calcolo del DSCR anche se al posto del cash flow al numeratore mette l’EBITDA il cui significato lo puoi trovare qui Glossario semplice per l’analisi di bilancio

DSCR = EBITDA/ONERI FINANZIARI E QUOTE CAPITALE IN SCADENZA

Il livello soglia fissato dall’autorità bancaria è dell’1,1; se inferiore evidenzia le difficoltà del debitore nel fronteggiare le restituzioni dei finanziamenti.

Quindi il piccolo imprenditore cosa deve fare?

L’imprenditore dovrebbe comprendere che non basta sapere fare bene il proprio lavoro, sia il ristoratore, il parrucchiere, l’artigiano o il commerciante al dettaglio.
Poi dovrebbe anche riconoscere i propri limiti, e se per mancanza di tempo o di capacità non è in grado, da solo, di monitorare la parte finanziaria deve farsi aiutare, senza ignorarla o trascurarla perché è un aspetto di vitale importanza per la durata dell’impresa.
Poi, pare ovvio, ma ritengo utile rimarcarlo, l’imprenditore dovrebbe comprendere che per avere certi tipi di consulenza e monitoraggio, è necessario riconoscere al professionista che se ne occupa, il commercialista o il consulente aziendale, il giusto onorario, e mai pensare che una risposta alla apparente semplice domanda “Sarò in grado di restituire i finanziamenti?” scenda dal cielo e possa essere data in cinque secondi al telefono o via messaggio, senza che vi sia dietro un lavoro che presuppone tempo, esperienza, competenza e responsabilità.
Infine, comprendere che il denaro per questi tipi di consulenze e affiancamenti, non rappresenta un costo ma un investimento, in quanto molto probabilmente una consulenza ben data riduce i costi futuri e soprattutto mette l’impresa in condizioni di camminare (talvolta anche correre) su una strada con meno probabilità di cadute e danni conseguenti.

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Mirna Pioli

Commercialista

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